Per la prima volta, dopo due anni consecutivi, la crescita dell’economia italiana ha subito una brusca frenata così quantificata dall’Istat: -1,3 rispetto a luglio dello scorso anno. E’ il dato peggiore registrato da oltre tre anni (-1,8) a partire da gennaio 2015. Dati positivi si registrano solo per le aziende che producono beni strumentali. E’ l’unico dato positivo diffuso dall’Istat nei giorni scorsi. I risultati peggiori si registrano nella fabbricazione di carbone e prodotti petroliferi raffinati (-6,4); nella industria del legno, della carta e della stampa (- 5,8); nel settore metallurgico (-2,8) e nella produzione di materiale plastico (-2,8).
La debole crescita interna è stata sostenuta solo debolmente dalla domanda interna, in particolare nel settore degli investimenti fissi. Segno negativo, invece, per la domanda estera che ha, appunto, determinato il calo della fiducia delle imprese. A segnare il segno negativo anche la produttività del lavoro, sia per quanto riguarda le ore lavorate (-0,5) sia che unità di lavoro (-0,2).
Alla luce dei dati riportati nei giorni scorsi dall’Istat, la fiducia delle imprese ad agosto scorso ha segnato, dunque, una flessione influenzata anche dalla situazione economica e dal clima di incertezza politico che si è instaurato dopo le prime iniziali difficoltà a formare il nuovo governo dopo i risultati delle elezioni politiche dello scorso marzo 2018. Clima reso ancora più incerto in seguito alla debolezza degli scambi internazionali influenzati dalle nuove politiche monetarie e finanziarie adottato dagli USA votate ad un più severo protezionismo.
A determinare il calo di fiducia delle imprese, inoltre, c’è non solo la congiuntura economica ma anche un effetto delle misure del decreto legge “Dignità”. Comportamenti, questi, da leggere soprattutto in previsione della legge di Bilancio. In questa maniera le imprese sperano di poter influenzare ed orientare le decisioni del nuovo governo in previsione di una nuova politica industriale che poggi sul rilancio degli investimenti e delle infrastrutture.
I dati Istat fotografano una realtà non proprio rosea, uno stato di preoccupazione delle imprese che ora vogliono ottenere risultati concreti per far ripartire l’economia italiana attraverso l’abbattimento delle tasse come promesso dall’attuale governo in carica. Preoccupazione che risulta fondata alla luce delle dichiarazioni che a più riprese hanno espresso i partner commerciali europei riferendosi all’attuale governo, definendolo carente di progetti a lungo termine e preoccupati dalla manovra finanziaria che prevederebbe un allontanamento del pareggio di bilancio con le nuove politiche sull’occupazione, il reddito di cittadinanza, la flat tax, l’abbassamento dell’IVA e la revisione della legge Fornero, in vista del suo totale superamento. Tutti propositi, questi ultimi, che hanno messo in subbuglio i mercati provocando il calo di fiducia registrato nell’ultimo trimestre di osservazione.